Essere cittadini - "La doppia cittadinanza" - (Seconda Parte) - Dott. Nicola Gratteri

"LA DOPPIA CITTADINANZA" - (PARTE SECONDA)
Un capo locale è presente in tutte le attività illecite e, dunque, non si allontana mai dal luogo in cui esercita il suo potere neppure durante l’arco della sua latitanza, se non temporaneamente (ad esempio: per farsi operare). Infatti è abbastanza noto che molte abitazioni frequentate dai Capi locale (ma non solo) siano munite di tunnel sotterranei o passaggi segreti che consentono la fuga se si è già latitanti o per prevenire eventuali arresti improvvisi. Addirittura, spesso, al di sotto della abitazioni dei Capi locale, sono costruite intere reti di tunnel e canali che consentono finanche la fuga dalla città.
I mafiosi chiedono la mazzetta o non pagano quando acquistano merce presso gli esercizi commerciali al fine di dimostrare il loro potere (o meglio per esternare il loro potere) e al fine di delimitare il proprio territorio.

In tale contesto diventa normale chiedersi il vero motivo per il quale la ‘ndrangheta fa usura. Prima questa azione era considerata disonorevole. Oggi invece la situazione è nettamente diversa e l’usura viene praticata perché rappresenta la forma più rozza di riciclaggio, divenendo di fatto la seconda attività più effettuata dalla criminalità organizzata.
Oggi l’uomo, molto spesso, spende più di quello che potrebbe e, di conseguenza, in parecchie situazioni è costretto a ricorre a prestiti. Occorre, altresì, considerare che al Sud il costo del denaro è il doppio, anche perché c’è un rischio più elevato e le banche ci speculano.
Un commerciante in difficoltà ha due strade: o fallisce o si rivolge all’usuraio. Molto spesso opta per la seconda strada e ,cosi facendo, entra in un “tunnel di droga” dal quale non riuscirà più a uscire. L’unico modo di uscire dall’usura consiste nell’incontro con una seria associazione antiracket capace di tutelare e garantire i singoli individui, etc…

La ‘ndrangheta fa usura per il riciclaggio. L’usuraio presta dei soldi al commerciante: se chiede 100 dà 70, in quanto i 30 fanno parte degli interessi che sono già di per se stessi molto elevati. Dopo un po’ di tempo il commerciante dovrà iniziare a pagare gli interessi, fino al momento in cui, a forza di pagare, si arriverà al “punto morto” in cui il commerciante non riuscirà più a pagare. Inizieranno, cosi, le minacce, i colpi di arma da fuoco al negozio o alla macchina o oltre forme di intimidazione dirette al povero commerciante. Ma il negozio non verrà toccato oltre il limite perché rappresenta sempre una garanzia. A questo punto il commerciante riceve una visita dal mafioso che gli esprime solidarietà. Non gli resteranno, cosi, che due strade. L’unica percorribile, arrivato a questo punto, è la vendita stessa del negozio. L’acquirente sarà il mafioso stesso che comprerà il negozio al prezzo del debito. Il commerciante, cosi, non vedrà più i soldi che serviranno a pagare i debiti. Questa è tutta una recita, una trappola.
Il commerciante può diventare “garzone di bottega”, mentre il negozio passa di mano in mano e diventa “luccicante”. Il negozio inizierà cosi a cambiare pelle, a trasformasi e il/la segretario/a inizierà a battere scontrini anche in assenza di vendite di prodotti. A questo ci si potrebbe chiedere il perché vengano battuti scontrini in questo modo. Perché cosi nascono le tasse e i negozi mafiosi si premuniranno di pagarle tutte diventando, tra le altre cose, i migliori pagatori di tasse a tutti gli effetti. In questo modo tutto il ciclo viene completato.

A questo punto si può immaginare cosa avvenga con i grandi supermercati. Si può immaginare, ad esempio, cosa avvenga con un supermercato della mafia che vende i prodotti a un prezzo inferiore perché non paga il pizzo, o con un supermercato che, oltre a quanto detto, è collocato in mezzo ad altri quattro che pagano il pizzo e che sono costretti a fissare prezzi più elevati: si falsa la concorrenza senza ricorrere a minacce e/o ritorsioni.
Nel campo degli appalti il discorso è altrettanto importante e complesso. Fino a vent’anni fa non c‘erano i computer, ragion per cui le gare venivano fatte con la media mediata e ricorrendo alla macchina da scrivere. Si potevano verificare cosi numerosi reati come la turbativa d’asta o la truffa. Oggi non è più cosi. Con la procedura attuale si potrebbe dire che dal punto di vista formale non si riscontrano problemi. Occorre capire dove sta il trucco. Il trucco sta nel fatto che si decide a monte chi deve vincere l’appalto in base al luogo o alla zona in cui verrà costruita l’opera e alla forza della ’ndrina del Capo locale. Se qualche impresa non prevista, proveniente magari da fuori, dovesse per errore vincere l’appalto, “per incanto” si ritira (o meglio, si accorge di aver sbagliato e si ritira).
Nel campo del narcotraffico internazionale, occorre precisare che, innanzitutto, qui si tratta di un fatto anche di carattere culturale. Dove finiscono i soldi del traffico di droga? Non certamente in Calabria.

In tutto questo contesto, già di per se delicato e molto complesso, l’importante, però, è capire che con questi soldi si compra tutto, anche l’informazione, giornali e televisioni. Questo rappresenta, senza dubbio, il punto più delicato: perché l'informazione viene falsata da giornalisti al soldo della criminalità che, conseguentemente, agiscono e scrivono per fare l’interesse dei mafiosi e di chi dal sistema mafioso-massonico trae i benifici econimici, sociali, politici e lavorativi "migliori" a danno del resto della collettività.
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