La "questione meridionale": la questione dei poteri forti - (PRIMA PARTE)

Che tipo di rapporto c’è tra Sud e Nord Italia? Perché il Sud è da decenni in una situazione vergognosa? Come riesce il “potere” a mantenere questa situazione inqualificabile?
Mi pongo queste tre semplici e pericolose domande perché negli ultimi tempi mi sono interrogato spesso sul senso dell’unità italiana e sul significato e sulla portata del termine “nazione”. Mi sono chiesto se l’Italia potesse essere considerata una nazione nel vero e profondo senso del termine oppure no. La risposta che mi sono dato è no. E mi sono dato questa riposta proprio perché sono un nazionalista convinto. Ma proprio il fatto di essere una nazionalista convinto mi ha indotto a pormi delle domande. Prima fra tutte, il vero motivo per il quale ci sia un divario cosi ampio e sconvolgente tra Nord e Sud Italia.
Prima di addentrami nell’esposizione del tema o dei temi di questo articolo voglio chiarire subito che, secondo me, non può esistere una vera Nazione se un popolo, (il popolo !), non sia unito…non si senta una cosa sola. Ma, affinché ciò si possa verificare, occorre che ci sia non solo un’intima e profonda coesione d’intenti, ma anche e soprattutto la verità, la conoscenza della situazione reale dei fatti. E, purtroppo, parlando con molta gente, non solo sul web ma anche faccia a faccia, mi sono reso conto che questa conoscenza manca e che in alcuni casi manca totalmente.

Sono stanco di sentir dire, soprattutto ai leghisti – alcuni dei quali completamente ignoranti, altri intelligenti e acculturati ma, al contempo, “ben istruiti” – che i problemi italiani sono da attribuire all’inerzia, all’incapacità, all’arretratezza sociale e culturale, alla rozzezza e all’inferiorità del Sud e del suo popolo. Al riguardo, però, voglio trascurare la storia passata, soprattutto quella pre-fascista e in particolar modo quella relativa all’unità italiana sulla quale è meglio stendere un velo pietoso, quello che mi interessa è il presente. Un presente che va avanti, ormai, da tanti anni.
Per rispondere alle prime due domande posso far ricorso a un certo Beppe Niccolai, ex esponente del Movimento Sociale Italiano e uomo davvero eccezionale, perché sono convinto che riesca, con grande lucidità, ad esprimere, in maniera compiuta e inattaccabile, quale sia lo Status del mezzogiorno.
"...Il Mezzogiorno, secondo me, è legittimato a portare sul tavolo della questione meridionale il problema della legittimità della sovranità nazionale. Il Mezzogiorno: la sua funzione subalterna, il suo stato coloniale all'altra Italia, l'Italia «bene», pone il Mezzogiorno nella condizione di prospettare i suoi problemi in termini di sovranità nazionale, in mancanza della quale anche la democrazia come sovranità popolare si vanifica. (…) Il diverso status politico del Sud rispetto al Nord, il colonialismo interno, che è alla base dei rapporti tra le due parti d'Italia, fa sì che, in Italia, non si superi la figura dello Stato-partito. (…) Fateci caso: il Mezzogiorno ha sempre consentito il riprodursi del partito del potere centrale, appunto per il suo carattere subalterno e subordinato rispetto alla zona egemone del Paese. “Ti tengo sotto, in modo che tu sia costretto a bussare all'uscio del potente, alla porta del Palazzo. Io ti do l'elemosina, e tu mi dai la tua coscienza, il tuo consenso, il tuo voto... Questo: il patto. Consentendo il tuo sviluppo autonomo, ciò non sarebbe più possibile. Devi restare servo “. È il discorso, in termini brutali, che la zona egemone del Paese fa alla zona subalterna, colonizzata.(...) Ed è in quest'ottica che anche i fenomeni della mafia e della camorra debbono essere esaminati. Lasciarli nell'area esclusiva della criminalità, è un errore, prima che politico, culturale..."

Credo che le parole di Beppe Niccolai non abbiano bisogno di ulteriore spiegazione. Mi rendo, comunque, conto che le tematiche espresse sarebbero meritevoli di una trattazione molto più approfondita, ma questo altro non è che un semplice articolo che si pone solo ed esclusivamente lo scopo di esprimere alcuni concetti chiave, alcune idee-forza che, a loro volta, devono spingere verso un più ampio ed esteso dibattito. Ma, ripeto, questo è un articolo e non una relazione o un documentario.

Resta, infine, la terza domanda. Come riesce il “potere” a mantenere questa situazione inqualificabile?
La risposta è molto semplice: lo fa con strani ma efficaci ed efficienti metodi, strumenti, “ordini” ed organizzazioni di controllo e di dominio di massa. Di questi metodi, strumenti, ordini ed organizzazioni ce ne sono parecchi.
Ma, in questa trattazione, intendo soffermarmi su uno di essi in particolare. Quello che viene considerato, oggi come oggi, non solo in Italia ma forse nell’interna Europa, uno dei poteri oscuri più pericolosi e, senza dubbio, l’organizzazione criminale più radicata e sviluppata: la ‘ndrangheta. Si, perché la ‘ndrangheta è quello “strumento” che il potere usa da una parte per mantenere il Sud in questo stato di perenne e insuperabile subalternità, di colonia eterna, dall’altro perché possa esercitare il suo dominio assoluto. Perché la ‘ndrangheta tra le sue caratteristiche ne ha una in particolare: il controllo assoluto del territorio. E questa caratteristica si rivela fondamentale.
Ed è per questo motivo che durante il corso degli anni la ‘ndrangheta si è fortemente evoluta e da braccio armato del potere (oscuro), ovvero della massoneria, ne è diventata parte integrante, dando vita a quello che può essere definito lo stadio finale del processo di evoluzione del metodo più efficace di dominio di massa: ”La Santa”.
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Le due fonti dalle quali ho tratto le informazioni e i dati per la stesura dell'articolo sono:
1. Documentario "La Santa: viaggio nella 'ndrangheta sconosciuta"
2. Beppe Niccolai, La questione meridionale:
http://www.beppeniccolai.org/Questione%20meridionale.htm
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